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MENTAL COACH > EMOZIONI IN CAMPO

  • Immagine del redattore: RH
    RH
  • 17 apr
  • Tempo di lettura: 3 min

Quinto appuntamento di questa stagione 2024-25 con l’intervista con Silvia Rizzi, mental coach della squadra femminile senior in A2.

Oggi approfittiamo della Mental Coach Silvia Rizzi per parlare di gestione delle emozioni in campo. Come e cosa. Iniziamo con la prima domanda


Gestire le emozioni in campo è una sfida che molti atleti affrontano. Come mental coach, qual è la tua visione su questo tema?

Credo che le emozioni siano una parte integrante e inevitabile del gioco. Non dobbiamo considerarle nemiche, ma alleate da gestire strategicamente. Quando un atleta prova rabbia, frustrazione o nervosismo, il primo passo non è rifiutare queste emozioni, ma riconoscerle e accoglierle. Solo così possiamo trasformarle da ostacolo a risorsa.


Capita di sentire parlare di emozioni subite e scelte. Puoi spiegarci meglio questa distinzione?

Certo! Le emozioni subite sono quelle che emergono spontaneamente e in modo reattivo, come una risposta istintiva a ciò che accade intorno a noi: un errore, una provocazione, una decisione arbitrale. Le emozioni scelte, invece, nascono da una consapevolezza maggiore. Significa imparare a riconoscere l’emozione nel momento in cui si manifesta e decidere come rispondere in modo funzionale. Questa trasformazione non avviene da un giorno all’altro, ma con allenamento mentale e pratica costante.



Quali tecniche consiglieresti per gestire queste emozioni in campo?

Ci sono diversi strumenti che possono essere utilizzati. Eccone alcuni:

  1. Ristrutturazione cognitiva: Si tratta di reinterpretare una situazione difficile in modo costruttivo. Ad esempio, una decisione arbitrale sfavorevole può diventare l’occasione per dimostrare resilienza e concentrazione.

  2. Pause strategiche: Piccoli gesti come un respiro profondo, stringere un pugno o battere le mani aiutano a interrompere la reazione emotiva e a riportare il focus sul presente.

  3. Focalizzazione sull’obiettivo: Invece di concentrarsi sull’errore, si lavora per spostare l’attenzione alla prossima azione da compiere.

  4. Tecniche di imagery: Simulare mentalmente situazioni di stress e allenare risposte funzionali prepara gli atleti a reagire in modo più efficace sul campo.


Molti atleti, però, sono resistenti al cambiamento. Come affronti questo ostacolo?

La resistenza al cambiamento è naturale. Gli atleti sono spesso abituati a rispondere istintivamente, ed è comprensibile che cambiare abitudini possa sembrare innaturale o difficile. Qui entra in gioco l’allenamento mentale. Non forniamo soluzioni preconfezionate, ma strumenti per affrontare gradualmente questa resistenza. Il percorso si costruisce insieme, con esercizi pratici e consapevolezza. Il cambiamento richiede tempo, ma i risultati possono essere straordinari, non solo in campo ma anche nella vita quotidiana.


Ci puoi fare qualche esempio di esercizio pratico che proponi ai tuoi atleti?

Certamente! Ad esempio:

  • Briefing pre-partita: Pianificare con la squadra le risposte alle situazioni che potrebbero generare emozioni negative.

  • Simulazioni di stress: Durante gli allenamenti ricreare situazioni critiche per allenare la gestione delle emozioni in un contesto controllato.

  • Diario delle emozioni: Incoraggiare gli atleti a tenere un diario post-partita per riflettere su come hanno gestito le emozioni e identificare aree di miglioramento.


Per concludere, cosa diresti a un atleta che si sente sopraffatto dalle emozioni negative durante una partita?

Direi: ‘Non combattere le tue emozioni, ascoltale e usale.’ Ogni emozione porta con sé un messaggio. Rabbia, frustrazione o nervosismo possono sembrare un peso, ma in realtà nascondono un’opportunità di crescita. Con gli strumenti giusti e un po’ di allenamento, puoi imparare a trasformarle in una forza al tuo servizio. È un percorso, ma i risultati valgono lo sforzo.


Grazie, alla nostra Mental Coach, per questa chiacchierata!

Grazie a voi. Forza ragazze!

Bruciare sempre, spegnersi mai!

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