Secondo appuntamento di questa stagione 2024-25 con l’intervista con Silvia Rizzi, mental coach della squadra femminile senior in A2.
L’argomento che affrontiamo oggi con Silvia è il ruolo della panchina.
Iniziamo andando dritti al punto. In che modo la panchina può essere vista come una risorsa strategica per tutta la squadra?
Spesso, quando si pensa alla panchina, si immagina uno spazio di attesa, quasi come se chi vi sta seduto fosse in una sorta di “sospensione” dal gioco. Invece, in realtà, la panchina è un “iper-luogo” di grande valore e potenziale. I giocatori e le giocatrici che si trovano lì, anche se non sono in campo, possono contribuire tantissimo alla dinamica e al successo della squadra. È come avere una prospettiva unica e privilegiata, un punto di osservazione strategico che permette di cogliere dettagli della partita difficilmente visibili da chi è immerso nell’azione.
Quindi la panchina può anche diventare un “collante emotivo” per la squadra?
Assolutamente. Uno degli aspetti più belli della panchina è proprio il supporto emotivo che può offrire. Le giocatrici in panchina hanno un ruolo chiave nel mantenere alto il morale, nel creare un clima positivo e nel sostenere attivamente le compagne in campo, soprattutto nei momenti più difficili. È un allenamento al sacrificio, a mettere il bene della squadra sopra le proprie aspettative individuali. Questo non è semplice, eppure, a lungo andare, forma la mentalità di chi sa anteporre il successo della squadra a quello personale.
È interessante. Come può la panchina aiutare le giocatrici a crescere anche mentalmente?
La panchina è un laboratorio di crescita mentale e strategica. Stare in panchina aiuta a gestire la tensione e a mantenere la prontezza mentale, allenando capacità come la pazienza, l’osservazione e la prontezza a reagire. Non è “tempo perso”: anzi, è un allenamento mentale continuo che prepara le giocatrici a entrare in campo pronti e consapevoli. Immaginate una giocatrice/un giocatore in panchina che osserva le avversarie/gli avversari, anticipa strategie, visualizza mentalmente le proprie azioni: è un modo di essere in sincronia con il gioco anche senza essere fisicamente in campo.
Quindi chi è in panchina non si limita a guardare, ma sviluppa una sorta di “visione analitica”?
Esatto. Dalla panchina si impara a vedere il gioco da una prospettiva diversa. È come formare un micro-team di supporto tecnico: chi è seduto lì, osserva con lucidità, coglie dettagli, mappa dinamiche di gioco. Si possono, in un secondo momento, dare feedback ai coach, notare le tendenze degli avversari, suggerire adattamenti. Questo sviluppa una visione critica e può anche essere di supporto tecnico e mentale.
Un ultimo pensiero?
L’impegno è fare in modo che chiunque in squadra veda la panchina non come una sconfitta o una sosta obbligata, ma come un’opportunità. Un’occasione per contribuire al successo di squadra, per essere un “giocatore-analista” e un supporto emotivo. La panchina, se vissuta con la giusta attitudine, diventa uno spazio prezioso per costruire forza mentale, intelligenza tattica e affiatamento di squadra. Il valore della squadra non è solo nelle giocate spettacolari di chi è in campo, ma anche nel lavoro silenzioso e tenace di chi, dalla panchina, riesce a fare squadra in modo invisibile.
@foto:LorenzoFerro
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