INTERVISTA A SILVIA RIZZI> "SCENDERE IN PROFONDITÀ, PER RISALITE PIÙ FORTI"
- Ufficio Comunicazione

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Martedì 28 ottobre 2025 la squadra femminile senior della Rhodigium Basket ha vissuto un’esperienza insolita e potente: un allenamento mentale ed emozionale nella piscina termale Y-40, la termale più profonda al mondo. Ad accompagnare le atlete per la parte esperienziale in acqua ci sono stati gli istruttori specializzati di Y-40. Invece per la parte di allenamento mentale c’era Silvia Rizzi, psicologa dello sport e mental coach della prima squadra.
L’abbiamo intervistata per capire meglio cosa significa, per una squadra di basket, allenare la mente fuori dal campo.
Silvia, cosa vi ha spinto a portare le atlete in immersione in apnea?
Allenare la mente significa anche uscire dagli schemi. Il campo da basket è l’habitat naturale delle atlete, ma proprio per questo può diventare anche una zona di comfort. Non abbiamo pensato di portare le atlete semplicemente in una piscina, ma in Y-40 un Progetto originale dell’architetto Emanuele Boaretto, entrato nel Guinness World Record come la piscina più profonda del mondo. Inaugurata il 5 giugno 2014 dalle leggende dell’apnea mondiale: Enzo Maiorca, Umberto Pelizzari, che è divenuta un riferimento mondiale per strutture architettoniche del mondo della subacquea. Qui tutto può cambiare: in immersione non si può parlare, i movimenti rallentano, il respiro diventa protagonista. È un contesto che ti invita a sentire, più che a fare e lì emerge davvero la capacità di gestire le emozioni e ascoltarsi in profondità.
Che tipo di lavoro avete fatto?
Per quanto riguarda il workshop teorico-pratico di allenamento mentale che le atlete hanno seguito con me, abbiamo lavorato su un aspetto che sembra semplice ma non lo è affatto: la respirazione consapevole. Non si tratta solo di rilassarsi: respirare bene aiuta a gestire la pressione, ritrovare il focus, stabilizzare il ritmo emotivo, raggiungere lo stato di flow. Abbiamo approfondito i temi della coerenza cardiaca e della variabilità cardiaca. Nella performance – che sia sportiva o di vita – il respiro è uno degli strumenti più sottovalutati e più potenti che abbiamo. Successivamente, assieme agli istruttori di Y-40, le atlete hanno fatto un’esperienza di immersione in apnea allargando la propria zona di confort.
Come hanno reagito le ragazze?
Con grande coraggio. Alcune prima dell’esperienza di immersione avevano timori, è normale. Ma tutte si sono affidate. Hanno capito che anche scendere in profondità, in senso fisico e simbolico, può essere un atto di squadra.
Respirare insieme con tecniche condivise, sincronizzarsi, rispettare i tempi l’una dell’altra sono abilità che tornano utili anche in campo e che si allenano così: uscendo dal conosciuto per ritrovare il proprio centro.
Qual è il valore di esperienze come questa?
A volte si pensa che la testa si alleni solo con i discorsi motivazionali. Io credo nell’esatto opposto: la mente si allena attraverso esperienze che ti “spostano”, che ti obbligano a sentire, a riconoscere le emozioni, a regolare il tuo stato interno. Esperienze di team building come questa lasciano un segno, anche se non sempre immediatamente visibile. Ma è proprio lì che si costruisce la vera solidità mentale di una squadra.
Un messaggio che vuoi lasciare alla squadra?
Quello che dico sempre quando collaboro con ogni atleta: allenare la mente non è magia. È identità. È il coraggio di non nascondersi dietro le abitudini e di esplorare parti di sé che possono fare la differenza, in campo e fuori. Ognuna delle ragazze ha fatto un passo importante, e questo, per me, vale quanto una vittoria.
Crediti foto: Marta Cafiso






















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